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Il Comune di Treviso apripista in Veneto nel welfare generativo

Il Comune di Treviso è pronto a fare da apripista in Veneto e ad adottare come sistema di protezione sociale il Welfare Generativo. Il nuovo modello - proposto dalla Fondazione Emanuela Zancan di Padova - nasce come alternativa ai sistemi basati sull'assistenzialismo che negli anni si sono rivelati inefficaci e incapaci di rispondere ai bisogni crescenti delle comunità.
La mattina del 22 gennaio si è svolto presso la Sala Rosso Coletti di Santa Caterina un incontro per approfondire i potenziali di welfare generativo e valutare sperimentazioni pratiche sul territorio comunale. Erano presenti l'assessore alle Politiche sociali Liana Manfio, il dirigente del settore servizi sociali del Comune Giorgio Paris, il direttore della Fondazione Zancan Tiziano Vecchiato e alcuni ricercatori del centro studi padovano.
"Vogliamo affrontare i servizi sociali in modo più utile per la comunità - ha dichiarato l'assessore Manfio - Certamente il welfare generativo è una logica vincente perché pone l'accento sui diritti ma anche sui doveri della persona ridandole dignità e facendola sentire realmente utile. Per questo Treviso è fortemente interessata a questo nuovo tipo di approccio. Inizieremo un percorso con la Fondazione Zancan che porterà all'avvio di una fase di sperimentazione nei prossimi mesi nell'ambito di alcuni servizi sociali comunali". "Questo non riguarderà solo gli assistenti sociali ma tutto il personale del settore e, anche, attori esterni - assicura il dirigente del settore Paris - L'obiettivo è di uscire dalla logica assistenzialistica che interessa, purtroppo, ancora alcuni servizi, per adottare invece un'ottica che renda la persona attiva e protagonista di un processo di riscatto. Il senso del welfare generativo è proprio questo: coinvolgere la persona valorizzandola".
Welfare generativo significa passare da logiche di "costo" a soluzioni di "investimento" in grado, cioè, di valorizzare le risorse a disposizione, facendole rendere senza sprecarle. È possibile chiedendo alle persone aiutate di mettersi in gioco, contrastando la passività in cui la logica assistenziale le ha troppo spesso confinate. “Un approccio di questo tipo favorisce il passaggio dai diritti soltanto individuali ai diritti realmente sociali - ha evidenziato Vecchiato - ogni aiutato che valorizza le proprie capacità è, infatti, anche moltiplicatore di valore. In una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo è indispensabile adottare un approccio a maggiore capacità e potenza, che non si limita a raccogliere e ridistribuire, ma che possa davvero promuovere corresponsabilità sociali, rigenerare le risorse, grazie alla responsabilizzazione resa possibile da nuovi modi di intendere i diritti e doveri sociali. In questo modo il welfare da costo diventa investimento”.

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